I biofotoni sono quanti di luce emessi naturalmente da ogni organismo vivente, hanno un ruolo determinante nell’evoluzione dell’attività bioelettrica e veicolano le nostre informazioni biologiche.
Furono scoperti durante la prima metà del Novecento dallo scienziato russo professor Alexander G.Gurvich e la loro funzione venne dimostrata verso la fine del XX secolo, in seguito alla scoperta del DNA. Fu il fisico austriaco, Fritz-Albert Popp, a dimostrare che i biofotoni vengono prodotti proprio dal DNA come segnali di informazione per la regolazione del sistema nervoso periferico e centrale degli esseri viventi, e che possono localizzare e determinare l’intensità dell’anomalia bioenergetica.
Da allora i passi in avanti sono stati tanti e al giorno d’oggi al medico, anche grazie al supporto delle nuove tecnologie, viene chiesto di non rappresentare unicamente quella figura abile a prescrivere un farmaco, quanto piuttosto di essere un professionista capace di valutare il quadro psicofisico (prima ancora che clinico) di chi ha di fronte, per predisporre poi una strategia di guarigione il più possibile mirata ed efficace.
La teoria dei biofotoni, e i biofotoni stessi, rappresentano un valido supporto all’evoluzione della medicina complementare nonché la risposta per il mantenimento di un buono stato di benessere psico fisico e sono trasferibili attraverso metodologie non invasive.
Questo è possibile grazie all’emissione di energia trasmessa dalle nostre cellule: le cellule danneggiate emetteranno una forma di energia diversa, tale da indicare una criticità dell’organismo.
Quante volte ci ripromettiamo di sottoporci a uno screening completo, salvo poi lasciar perdere per i costi degli esami, le lunghe attese, gli effetti collaterali di alcuni esami strumentali?
L’esame dell’equilibrio bioenergetico è invece alla portata di tutti, non è per nulla invasivo e permette di intercettare alcune disfunzioni dell’organismo, talvolta prevenendole.
Le cellule del corpo umano lavorano in perfetto equilibrio ma molto spesso, a causa dello stress, questo viene a mancare: le terapie a base di biofotoni hanno il compito di ripristinare il corretto equilibrio cellulare e di correggere eventuali instabilità del nostro corpo, donando nuova energia al nostro organismo.
Il primo passo sarà effettuare un’indagine bioenergetica attraverso appositi strumenti atti a rilevare l’emissione di energia del proprio corpo; in questa fase verranno verificate le carenze a livello energetico per capire quale organo potrebbe dare dei problemi nel tempo o quali siano gli ambiti di maggior fragilità.
Successivamente, in base ai risultati ottenuti, verrà individuato il segnale – o i segnali – bioelettrico specifico per il paziente, all’interno del quale sono contenute le informazioni energetiche tali da intervenire sul ripristino dell’equilibrio dell’organismo.
Si tratta di trasferire, attraverso apparecchiature specifiche, degli input elettromagnetici sotto forma di sostanze idroalcoliche o creme cosmetiche assolutamente neutre, così da poter assumerle facilmente per via orale o tramite applicazioni sull’epidermide.
La terapia a base di biofotoni risponde a molti dei problemi derivanti dalla medicina tradizionale, compresa quella predittiva. È una risposta concreta ai dubbi delle tante persone che ricercano un modello di prevenzione affidabile e che non richiede procedure invasive.
Laureato in Medicina Chirurgia ormai più di trent’anni fa, negli anni ho ricoperto varie funzioni: da dirigente del Servizio Sanitario in seno all’Esercito Italiano ad assistente di Chirurgia generale (nella quale nel frattempo mi sono specializzato) prima a Milano e poi a Pavia; per circa tredici anni mi sono occupato di continuità assistenziale (ex guardia medica) per poi propendere per il ruolo di medico di base che ho lasciato solamente poche settimane fa al fine di dedicarmi in toto a progetti che hanno cominciato ad assorbirmi sempre di più e che ora esigono un impegno più frequente e puntuale.
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